mercoledì 29 settembre 2010

CALABRIA/REGIONE: STASI E PUGLIANO, OK FINANZIAMENTO PER CROTONE

CALABRIA/REGIONE: STASI E PUGLIANO, OK FINANZIAMENTO PER CROTONE

martedì 28 settembre 2010

FARE AMBIENTE E FONDAZIONE G.B. VICO: PAESTUM 26 SETTEMBRE 2010, PRESENTATO IL PROGETTO G.A.G.I.

Il progetto G.A.G.I.(Gestione Ambientale per Giovani e Imprenditori)
 intende promuovere l'affermazione della cultura della
legalità e della cittadinanza attiva con particolare riferimento ad azioni di
sviluppo ambientale attraverso la creazione di luoghi di incontro dove
condividere conoscenze e “saper fare”, favorendo la mobilità e le relazioni dei
giovani sul territorio, incentivando le forme di imprenditoria eco-sostenibili da
svolgere nei territori delle aree protette o limitrofe.
L'obiettivo pertanto è quello di:
1. Formazione di guide e operator i qualificati per la gestione di iniziative
turistiche e di educazione ambientale;
2. Progettazione e realizzazione di percorsi museali di educazione
ambientale destinati ad essere installati presso comuni, piccoli musei o
locali annessi ad aree protette ;
3. Definizione e promozione di percorsi turistico-ambientali per la
promozione delle aree bersaglio e per l'approfondimento dei concetti
presentati dai percorsi museali di cui al punto precedente;
4. Progettazione e realizzazione di un cofanetto didattico contenente gli
approfondimenti dei percorsi museali e dei percorsi turistico-ambientali
da diffondere presso gli insegnanti delle scuole medie superiori per lo
svolgimento di progetti didattici ;
5. Coinvolgimento delle imprese turistiche e commerciali, operanti sui
territori interessati, nella predisposizione e gestione dei percorsi turisticoambientali
finalizzati alla promozione dei loro prodotti/servizi e con
l'organizzazione di eventi volti a presentare modelli di business ecosostenibili
replicabili sul territorio bersaglio.

L'offerta di nuovi luoghi e modalità di aggregazione, unita ad una competente
e diffusa informazione relativa il patrimonio ambientale oggetto delle iniziative
proposte dal progetto, mira ad offrire, soprattutto ai giovani, una sempre più
matura partecipazione nella società.


Per aderire all'iniziativa scrivere a: aurelio.longo@gmail.com

lunedì 27 settembre 2010

FARE AMBIENTE: ROMA, 5 OTTOBRE 2010 CONVOCAZIONE ASSEMBLEA NAZIONALE

Tutti i soci sono invitati a partecipare all’Assemblea Nazionale Ordinaria che si terrà in Roma alla via del Corso, 117, presso la sede dell’Opinione, il giorno 04.10.2010, alle ore 23.00 in I° convocazione e nel caso non si raggiunga il numero legale, il giorno 05.10.2010, alle ore 15.00, in II° convocazione, per discutere e deliberare il seguente ordine del giorno:
  
  • Modifiche ed integrazione allo Statuto ed all’Atto Costitutivo;
  • Riassetto sulla gestione amministrativa interna al Movimento;
  • Approvazione Bilancio;
  • Varie ed eventuali;

Possono partecipare alla riunione solo i soci in regola con l'iscrizione.


Per chi volesse iscriversi o regolarizzare la propria iscrizione contattare: 


aurelio.longo@gmail.com
cell. 349.59.52.921


Aurelio Longo
Coordinatore Nazionale Giovani FareAmbiente

venerdì 10 settembre 2010

La Corte di Giustizia ribadisce il principio “chi inquina paga”

La recente sentenza 378/2010 della Corte di Giustizia ha confermato che, in relazione alla presenza di una pluralità di potenziali inquinatori, l’imputazione di responsabilità deve comunque avvenire conformemente al principio “chi inquina paga”. Per tanto l’obbligo di riparazione incombe agli operatori solo in misura corrispondente al loro contributo al verificarsi dell’inquinamento.


La Corte di Giustizia con sentenza depositata il 9 marzo 2010 in riferimento alla causa C-378/08, si è pronunciata relativamente ad una questione pregiudiziale sollevata circa l’interpretazione del principio “chi inquina paga”, per come contenuto nella direttiva 2004/35/CE, sulla responsabilità in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale. Secondo i giudici di Strasburgo tale direttiva non definisce le modalità di accertamento del nesso di causalità tra condotta ed evento, richiesto ai fini dell’imposizione delle misure di riparazione, lasciando così ampia discrezionalità agli Stati membri che possono stabilire una “presunzione” dell’esistenza del nesso casuale tra l’attività di determinati operatori e un inquinamento accertato. Per poter presumere un siffatto nesso di casualità l’autorità pubblica deve disporre di indizi plausibili in grado di dare fondamento alla sua presunzione, quali la vicinanza dell’impianto  dell’operatore all’inquinamento accertato e la corrispondenza tra le sostanze inquinanti ritrovate e i componenti impiegati da detto operatore nell’esercizio della sua attività. Lart. 311 del d.lgs. 152/2006 definisce in modo pragmatico la responsabilità  per la situazione di inquinamento, accedendo ad un concetto di responsabilità di natura soggettiva; non basta quindi un rapporto di causa-effetto tra svolgimento di un’attività inquinante o addirittura detenzione di una fonte di contaminazione storica e danno ambientale, per poter fondare la responsabilità dell’operatore, ma occorre anche un elemento di dolo o colpa, in correlazione  con la violazione di una norma o con un comportamento negligente. La tesi che riporta la responsabilità per danno ambientale nell’alveo della responsabilità oggettiva, indubbiamente afferma un dato assente  nel dato normativo nazionale fondante il danno  ambientale, in quanto il regime della responsabilità oggettiva è sicuramente estraneo all’art. 311 del d.lgs. 152/2006, pur essendo in maniera ambigua parzialmente riflesso in altre disposizioni del d.lgs.152/2006 tratte dalla Direttiva. Diversamente dalla norma italiana, la Direttiva 2004/35/CE prevede invece un regime di responsabilità “duale” nei presupposti, a seconda del tipo di attività economica in questione.  
La distinzione tra diverse tipologie di attività, ai fini dell’imputazione del danno ambientale, è resa esplicita all’art. 3 della direttiva 2004/35/CE (Ambito di applicazione), dove si prevede che essa si applichi:
a)      Al danno ambientale “causato da una delle attività professionali elencate nell’allegato III” e a qualsiasi “minaccia imminente” di tale danno a seguito di una di dette attività;
b)      Al danno alle specie e agli habitat naturali protetti causato  da una delle attività professionali “non” elencate nell’allegato III e a qualsiasi minaccia imminente  di tale danno a seguito di una di dette attività, “in caso di comportamento doloso o colposo dell’operatore”.
Mentre per le attività elencate nell’allegato III la direttiva viene in rilievo ogni qualvolta via sia stato un danno ambientale legato da “un nesso di causalità” con il comportamento dell’operatore (il riferimento è infatti al semplice danno ambientale causato  da una delle attività indicate), per le   attività non elencate  nell’allegato III la direttiva trova applicazione soltanto quando il comportamento  dell’operatore sia connotato da “dolo” o “colpa” (elementi che, ovviamente, si debbono aggiungere al requisito, comunque necessario, del nesso di causalità tra comportamento dell’operatore ed evento di danno o di pericolo). La direttiva distingue quindi, ai fini della imputazione del danno, tra tipologie di operatori, gravando di una responsabilità certamente più prossima a quella oggettiva (e quindi basata sulla sussistenza del solo nesso di causalità tra azione ed evento) i soggetti esercenti attività ritenute comportare “un rischio per la salute umana o l’ambiente” (quelle indicate nell’allegato III), e riservando invece una responsabilità per dolo o colpa agli operatori diversi da quelli che esercitano le attività, ritenute intrinsecamente  più pericolose, indicate nell’allegato III. Tornando alla pronuncia della Corte di Giustizia, in relazione alla presenza di una pluralità di “potenziali inquinatori”, la Corte afferma che uno Stato membro possa anche prevedere l’imposizione  di misure di riparazione del danno ambientale presumendo l’esistenza di un nesso di causalità tra l’inquinamento accertato  e le attività dei diversi operatori, in basa alla vicinanza degli impianti di questi ultimi con il menzionato inquinamento. La Corte precisa però che mentre nel caso di attività professionali comprese nell’allegato III alla direttiva 2004/35, per affermare la responsabilità ambientale degli operatori l’accertamento del nesso di causalità  è, oltre che, necessario, sufficiente, esso non basta per le attività ivi non comprese. Infatti, ai sensi dell’art. 3, n.1 lett. b), della direttiva 2004/35 si ricava che, quando un danno è stato arrecato da un’attività professionale non elencata nell’allegato III, deve essere accertato anche il comportamento doloso o colposo in capo all’operatore. La Corte in sostanza non fa che ribadire i criteri già ben evidenti ed esplicitati nella Direttiva 2004/35. Per quanto riguarda il nostro Stato, quindi, l’accertamento di una partecipazione  dolosa o colposa rimane un presupposto indefettibile per la concretizzazione di una responsabilità per danno ambientale.   
Restando in tema di reati ambientali, lo scorso 30 Giugno 2010 a Roma, Palazzo Marini,  si è discusso sul Ddl 3487 presentato alla Camera il 19 maggio dall’On. Alfonso Papa, su proposta dell'Avvocato Antonio Iaconetti, Coordinatore Regione Calabria di FareAmbiente.
Il tema ha riguardato la modifica dell’articolo 51 del codice di procedura penale in materia di competenza dell’esercizio delle funzioni di pubblico ministero nelle indagini e nei procedimenti per i reati in materia ambientale.
La frammentazione delle indagini dilata infatti i tempi e rischia di pregiudicare l'accertamento della verità e delle responsabilità. Questa proposta di legge invece ne affida la gestione alla Direzione Distrettuale Antimafia che già si occupa, oltre che dei reati specificatamente connessi alle grandi organizzazioni criminali, anche di narcotraffico, tratta di esseri umani, riciclaggio, appalti pubblici, misure di prevenzione patrimoniali.
L'obiettivo è quello di ampliare i poteri della DDA che potrà occuparsi così anche dei reati ambientali.



 Aurelio Longo
Coordinatore Nazionale Giovani FareAmbiente

lunedì 6 settembre 2010

Calabria, pannelli solari al posto di eternit


L'idea di incentivare la sostituzione dei tetti in amianto con pannelli fotovoltaici per la produzione di energia pulita è stata avanzata dal Movimento Ecologista Europeo ''Fare Ambiente Calabria''
Calabria, pannelli solari al posto di eternit

L'idea di incentivare la sostituzione dei tetti in amianto, che sono ancora numerosi neicomuni calabresi, con pannelli fotovoltaici per la produzione di energia pulita e' stata avanzata da una delegazione del Movimento Ecologista Europeo ''Fare Ambiente Calabria'', che ha incontrato l'Assessore all'Ambiente della Regione Calabria, Francesco Pugliano, nel corso dell'iniziativa ''Assessoring'', promossa dal consigliere regionale Salvatore Magaro', a Castiglione Cosentino (Cs). La delegazione era guidata dal coordinatore regionale Antonio Iaconetti e dal coordinatore nazionale giovanile, Aurelio Longo.

FareAmbiente ha, inoltre, anticipato che il prossimo 30 giugno organizzera' a Roma, nella Sala delle Colonne di Palazzo Marini, alla Camera dei Deputati, un convegno che riguardera' una proposta di legge sui reati ambientali avanzata dal coordinatore per la Calabria, Antonio Iaconetti.

Tale proposta ha dato origine al disegno di legge numero 3487, presentato il 19 Maggio scorso alla Camera dei Deputati da Alfonso Papa, componente della II Commissione Permanente Giustizia.

L'Assessore Pugliano ha espresso apprezzamento per la politica condotta da FareAmbiente ''che porta avanti un ambientalismo positivo che non dice ''no'' a priori e con cui e' possibile dialogare costruttivamente''.



mercoledì 1 settembre 2010

La Natività di Pietro Bernini: ritrovata dopo due secoli la testa della Vergine – Il frammento dell’opera al Complesso Monumentale di San Bernardino

Sabato 4 settembre prossimo, alle ore 19,30, ad Amantea (Cosenza), presso il Complesso Monumentale di San Bernardino, verrà restituito alla collettività un frammento disperso di un’opera d’arte di sommo rilievo. Dopo due secoli è stata difatti ritrovata la testa della Vergine, appartenente alla pala marmorea di Pietro Bernini, raffigurante La Natività, conservata nell’Oratorio dei Nobili della stessa cittadina.

Interverranno all’iniziativa:

Fabio De Chirico, soprintendente BSAE della Calabria; 
Gregorio Carratelli, priore Arciconfraternita SS. Immacolata di Amantea; 
Francesco Tonnara, sindaco di Amantea; 
Domenico Bevacqua, vicepresidente Provincia di Cosenza; 
Mario Caligiuri, assessore regionale istruzione e cultura; 
Francesco Celestino, custode provinciale Frati Minori Conventuali; 
Alessandra Anselmi, Università della Calabria;
Francesco Prosperetti, direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria; 
Mario Panarello, Università della Calabria; 
Giuseppe Mantella, restauratore.

Lo storico dell’arte Mario Panarello ha recentemente rinvenuto in una dimora privata il prezioso frammento di cui si erano perse le tracce. Il riconoscimento avvenuto su base stilistica è stato comprovato dal combaciare del brano con la parte mutila dell’altorilievo.
L’opera, databile agli ultimi anni del Cinquecento rappresenta, nella produzione dello scultore toscano, padre del più famoso Gian Lorenzo, l’unico altorilievo presente in Calabria.
Ascrivibile al periodo giovanile dell’artista documenta una notevole abilità tecnica e un’intensa capacità espressiva in un linguaggio già definito, che connota l’autore come uno dei più importanti scultori della tarda maniera.
Questo straordinario ritrovamento rappresenta un prezioso tassello che suggella l’attività della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria, diretta da Fabio De Chirico, che ne curerà l’intervento di restauro.
Un evento più che raro dunque, in cui anche alle grazie alle sollecitazioni costanti del FAI, nella persona del suo presidente regionale Gregorio Carratelli, che riveste l'incarico anche di priore dell'Arciconfraternita dell'Immacolata.