Un passaggio storico. L'occasione finalmente per uscire da una zona grigia.Per la prima volta in Italia un'amministrazione pubblica stila un elenco ufficiale dei lobbisti abilitati ad intervenire durante il processo decisionale. La questione è stata definita ed assunta ieri sera dal ministro delle politiche agricole e forestali, Mario Catania, in una riunione presso il dicastero di via XX Settembre.
La comunicazione ufficiale arriverà nei prossimi giorni e già la prima settimana di ottobre l'«Unità per la trasparenza» (la struttura si chiamerà così) sarà operativa. L'iniziativa di Catania è stata a lungo discussa nel governo. Tanto che il primo elenco di lobbisti accreditati in Italia rappresenterà anche l'esperimento pilota che il presidente del consiglio Mario Monti vuole estendere a tutti i dicasteri (se risulterà positivo). L'iniziativa potrebbe rappresentare anche un futuro modello per il parlamento. Sarebbero circa 3mila gli operatori per conto di associazioni di categoria o grandi aziende che aspirano alla trasparenza contro l'azione svolta sottobanco talvolta da ex parlamentari, parlamentari in carica, giornalisti mascherati, personaggi più o meno oscuri o addirittura da pregiudicati. A questo proposito in commissione Giustizia alla Camera e presso il ministero della Giustizia in via Arenula si sta facendo sentire in queste ore l'azione dei lobbisti riuniti nell'associazione Il Chiostro che sognano un registro nazionale e l'introduzione di un processo sanzionatorio per gli abusivi che potrebbero trovare spazio all'interno del ddl anti-corruzione (che dopo le malversazioni regionali ha ricevuto un nuovo impulso). Intanto, però, si accontenterebbero di vedere declinato il «traffico di influenze illecite» in modo da poter continuare a svolgere con serietà la propria professione. L'idea di partire dall'agricoltura viene dal fatto che si tratta di uno dei settori maggiormente sotto pressione. Ieri, per esempio, Italia Oggi ha pubblicato un duro j'accuse del presidente della Coldiretti Sergio Marini al governo che sarebbe ostaggio delle lobby sull'obbligo di origine su tutti gli alimenti.
Fonte: Italia Oggi