venerdì 26 ottobre 2012

Google: lobby da record. Nei primi nove mesi spesi 13,13 milioni di dollari

Per fare un confronto, nel terzo trimestre Facebook ha speso per lobby 980 mila euro mentre Microsoft ne ha spesi 1,8 milioni.
Continuano le ‘spese folli’ di Google in azioni di lobby: al terzo trimestre la società ha speso 4,18 milioni di euro, che portano a 13,13 milioni il totale speso quest’anno.
Un record, visto che nellì’intero 2011 la società ha speso 9,68 milioni di dollari e una cifra che porta Google al settimo posto tra i maggiori lobbisti Usa, dopo AT&T e l’industria farmaceutica.
Il trimestre più ‘impegnativo’ è stato comunque il primo del 2012, quando la società ha speso oltre 5 milioni di dollari ber battersi contro le proposte di legge Sopa e Pipa.
Tra i temi sui quali il re dei motori di ricerca ha ‘investito’ più pesantemente a favore o contro, vi sono la pubblicità, il copyright, la sicurezza dei consumatori, le telecomunicazioni, l’apertura di internet e la competitività dei servizi online ma anche le energie rinnovabili, l’immigrazione, il commercio, la riforma fiscale, la sicurezza nazionale e le piccole aziende.
Per fare un confronto, nel terzo trimestre Facebook ha speso per lobby 980 mila euro mentre Microsoft ne ha spesi 1,8 milioni.
Secondo i dati elaborati dal sito Politico.com, i 50 maggiori lobbisti hanno speso complessivamente, da luglio a settembre, 176 milioni di dollari, circa 16 milioni in più rispetto allo scorso anno.
La Camera di Commercio ha registrato il balzo maggiore, da 14,4 milioni del terzo trimestre 2011 a 31,65 milioni quest’anno.

Fonte: Key4biz



giovedì 25 ottobre 2012

Dal presidente del Parlamento Europeo la conferma: le banche ci stanno truffando


 Il meccanismo è semplice e ve l'ho raccontato molte volte, ma vale sempre la pena riassumere. Le banche hanno preso un miliardo di euro dalla BCE. Quelle italiane ne han presi 260 miliardi. Soldi buoni, che dovranno restituire al tasso vantaggioso dell'1% in tre anni. Con quei soldi avrebbero dovuto - idealmente - far ripartire l'economia. Quindi far credito alle aziende e fare mutui alle famiglie. Invece ci hanno comprato titoli di stato. Perché? Perché - vi dicono loro - così ci aiutano a non andare in default.

 Balle! La risposta vera è: perché i soldi dello Stato sono sicuri, e su quei 260 miliardi ci fanno un tasso che va dal 4% al 7%. Se volevano aiutarci compravano i titoli di stato al tasso con il quale han preso soldi dalla BCE, che tanto non li hanno mica pagati. Prendendo soldi dal nulla e comprando BOT a tassi elevati, ci indebitano ricapitalizzandosi alle nostre spalle, mentre le pensioni se ne vanno, mentre il lavoro non c'è più, mentre tutto va a puttane. Ci indebitano: lo urlavo anche all'Ultima Parola, un paio di settimane fa (guarda il video).   http://www.youtube.com/watch?v=KqAARYQJ67s

Ma se a urlare è un cittadino qualsiasi, magari un blogger, è il solito complottista. E' chiaro che loro, quelli con le camicie sempre stirate e inamidate, sicuramente ne sapranno di più. Mica può essere così banale, la verità, no? Allora sentite cosa ha chiesto Cristian Alicata al Forum Nazionale dei Giovani:
" Le sembra giusto e sensato che la Banca Centrale Europea stampi euro e li ceda all'1% alle banche commerciali che, a loro volta, decidono se acquistare titoli di debito a tassi che vanno dal 4 al 7%? Le sembra giusto che un tale sistema sia in vigore o non è piuttosto una delle più grandi truffe, invece, perpetrate negli ultimi secoli da parte delle consorterie bancarie e finanziarie a danno dei cittadini? "
 Risposta? "Sono d'accordo".

 Già. Ma chi è d'accordo? Claudio Messora? Paolo Barnard? Beppe Grillo? Un No Tav sfaccendato e barbuto? No. Ad essere d'accordo è Martin Schulz: il presidente del Parlamento Europeo in carica.

 E ancora nessuno che alzi la testa, a parte i soliti noti...

lunedì 22 ottobre 2012

Manager: ok ai lobbisti, ma alla luce del sole


Una ricerca effettuata tra 200 manager di grandi aziende mostra come si intende l'attività di lobby in Italia e come operano i lobbisti.
Una ricerca effettuata dalla società di consulenza Public Affairs Advisors, specializzata nelle attività di lobbying, e dalla società di indagini demoscopiche Acqua Market Research, ha mostrato una nuova figura di "lobbista", andando a individuare chi sono in Italia, come operano, come vengono percepiti daimanager e come le aziende italiane fanno lobbying e come si organizzano per svolgere questa attività.


Nel suo studio, la società ha intervistato circa 200 manager di grandi aziende italiane (tra amministratori delegati, direttori generali, responsabili affari istituzionali). I risultati della ricerca contribuiscono a illuminare i contorni di un ormai vasto mondo professionale che gradualmente sta "uscendo allo scoperto", per proporre servizi studiati sulla base delle esigenze di aziende, associazioni o gruppi di interesse che necessitano di dialogare correttamente con la politica, le istituzioni e con i loro stakeholder.
"Dalla ricerca emerge una nuova figura di lobbista, un professionista italiano ma di stampo anglosassone che finalmente pare liberarsi del retaggio storico di un'immagine poco cristallina, cucitagli addosso anche dai mezzi d'informazione", afferma Giovanni Galgano, amministratore delegato di Public Affairs Advisors, che aggiunge che "Chi opera oggi nelle relazioni istituzionali svolge un'attività trasparente, di elevata qualità, di cui le aziende hanno sempre più bisogno e che richiedono al mercato. Nel nostro paese esistono settori storicamente più inclini a svolgere questa attività come quelli della Sanità, dellaFarmaceutica e dell'Energia. Ma altri comparti si stanno organizzando in modo sempre più strutturato come quelli dei Servizi Finanziari, della Difesa e dell'aerospazio, dell'IT e delletelecomunicazioni".

Identikit del lobbista

Scorrendo il rapporto di ricerca, alla domanda "In chi identifica i lobbisti?" i manager italiani interpellati rispondono nelle agenzie di public affairs (82%), nelle associazioni di categoria (76%), nei professionisti indipendenti (57%), lasciando ai sindacati il quarto posto nella classifica, all'industria il quinto e ai think tank il sesto.
Una specifica domanda della ricerca si focalizza sulle caratteristiche professionali che vengono richieste al consulente. I manager interpellati sembrano maggiormente convinti da chi è in grado dicostruire reti, relazioni e azioni di lungo periodo (67%): il "mordi e fuggi" non sembra premiare.Conoscenza del panorama politico e professionalità e reputazione del consulente sono gli altri aspetti che maggiormente le aziende ricercano in chi li deve affiancare nell'attività di lobbying, mentre spicca all'ultimo posto la risposta Brand dell'agenzia o del consulente (9%): la qualità del servizio viene ricercata a prescindere dal nome di chi lo realizza.

Efficacia e aspetti positivi del lobbista di professione

Da rimarcare anche la risposta data al quesito "quali considera gli aspetti positivi del lobbying", cui gli intervistati rispondono per la grandissima parte con l'integrazione costruttiva nel processo decisionale (80%), mentre minor peso viene dato ad altre attività tipiche del lobbista, come aumentare la risonanza locale e nazionale di un tema. In sostanza il top manager vuole influire sul processo decisionale, sulla formazione dei regolamenti e delle normative che lo potranno riguardare, conscio che senza un interscambio costante e professionale con i decisori difficilmente potrà raggiungere risultati apprezzabili.
Ma come le aziende italiane si sono organizzate per svolgere l'attività di lobbying? A chi si affidano? Le risposte dei manager interpellati a questa domanda confermano una buona fiducia nell'associazione di categoria, che per il 58% degli intervistati rimane il primo interlocutore per le esigenze lobbistiche, ma allo stesso tempo ci dicono che le aziende si muovono direttamente - e pesantemente - anche con i lorovertici manageriali (un analogo 58% di una domanda a risposta multipla). Spicca con il 30% la società di consulenza, che viene delegata dalle aziende a curare tutti o alcuni aspetti delle attività di public affairs. "Un risultato impensabile in Italia solo fino a qualche anno fa - dice Giovanni Galgano - quando la figura del consulente esterno veniva più che altro utilizzata per attività di generiche pubbliche relazioni".
Rimanendo in tema di efficacia, i manager intervistati ritengono che lo "strumento più utile di pressione" sui decisori sia l'incontro one-to-one (per l'83% del campione), che quasi doppia l'importanza riconosciuta alla lobbying indiretta realizzata grazie alle campagne di comunicazione mirate sul bisogno aziendale (49%).
Fonte: ManagerOnline

FAREAMBIENTE: Norme per l'utilizzazione delle terre incolte abbandonate o insufficientemente coltivate Regione Calabria


Proposta di legge n. 378/9^
Relazione

Con la legge n. 440/1978 sono stati fissati i principi e criteri direttivi per il recupero produttivo delle terre, lasciando alle Regioni la determinazione delle procedure per l'attuazione della stessa.
In particolare, le Regioni sono chiamate a determinare le zone del territorio caratterizzate dai fenomeni di abbandono, definendone i criteri per l'utilizzazione agraria e forestale, nel rispetto dei piani di sviluppo agricolo.
Allo stesso Ente spetta determinare le norme e le procedure per il censimento, classificazione (e relativo aggiornamento), nonché le norme e le procedure di notifica ai proprietari e la relativa assegnazione.
La ricognizione — anche solo sommaria e superficiale — degli insediamenti agricoli della Regione consente di rilevare la massiccia presenza di aree incolte o abbandonate, che meriterebbero di essere rimesse in produzione in quanto non solo produrrebbero un evidente miglioramento della qualità della vita in Calabria attraverso l'aumento della produzione di ossigeno e la rinnovata disponibilità di posti di lavoro.
A ciò si aggiunga che la Regione, ricca di aree montuose, rischia di essere soggetta a smottamenti che, in concomitanza di imprevedibili eventi alluvionali potrebbero comportare un serio rischio per l'incolumità dei cittadini. Tale rischio può venire fortemente limitato con lo sviluppo delle piantagioni e la selvicoltura, in quanto gli alberi e la vegetazione, con le loro radici, rinsaldano il terreno e riducono il rischio di frane e smottamenti.

Relazione Tecnico finanziaria

Dall'esame delle disposizioni è possibile individuare gli articoli che generano un impatto finanziario.
L'articolo 3 prevede la realizzazione di un Censimento delle terre incolte ed abbandonate in collaborazione Comuni e Comunità montane. Lo svolgimento di tali attività che coinvolgono le strutture amministrative del Dipartimento agricoltura genera impatti finanziari minimi quantificabili in 2 mila euro annui ed assumono la natura di spesa corrente.
Articolo 10 comma 1, in presenza di precedenti rapporti contrattuali (locazione, affitto) si prevede il rimborso per i soli lavori in corso delle spese sostenute dai precedenti utilizzatori del fondo agricolo. Si prevede a questo fine una dotazione di 50 mila con natura in conto capitale.
Articoli 15 Commissione Provinciale si prevede la corresponsione di un rimborso spese per 12 componenti. Dall'esame compartivo di analoghi organismo l'onere pro-capite per componente è pari a 2.000,00 l'anno per una complessiva di natura corrente pari a 20 mila euro.

Titolo I
Principi generali

Art. 1
Finalità

1. La presente legge disciplina il recupero produttivo delle terre incolte, abbandonate e non sufficientemente coltivate in attuazione dei principi e criteri definiti dalla legge 4 agosto 1978, n. 440 (Norme per l'utilizzazione delle terre incolte abbandonate o insufficientemente coltivate).
2. La Regione interviene al fine di

a) assicurare la salvaguardia del suolo e degli equilibri idrogeologici;
b) promuovere e valorizzare le capacità produttive delle aree abbandonate a vocazione agricola;
c) favorire l'occupazione in agricoltura con particolare riguardo a quella giovanile;
d) razionalizzare e sviluppare le attività di produzione della aziende agricole di minori dimensioni favorendo la costituzione di appositi consorzi di produzione.

3. In attuazione della disciplina prevista dall'articolo 10, comma 5 del Decreto Legislativo 3 marzo 2011, n. 28 (Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE), la Regione individua le aree incolte, abbandonate o insufficientemente coltivate al fine di consentire lo sviluppo delle aree fotovoltaiche, dando priorità alle politiche agricole rispetto a quelle della produzione energetica.

Art. 2
Definizioni

1. Ai fini della presente legge si intende:

a) per «terreni incolti o abbandonati»: le terre suscettibili di coltivazione, che non siano state destinate ad utilizzazione agraria, silvo-pastorale o qualsiasi altro uso produttivo da almeno due annate agrarie;
b) per «terreni insufficientemente coltivati»: le aree le cui produzioni ordinarie unitarie medie dell' ultimo triennio non abbiano raggiunto il 40 per cento di quelle ottenute per le stesse colture nel medesimo periodo in terreni della stessa zona censuaria, con le stesse caratteristiche catastali, fisico - chimiche ed agronomiche tenendo conto delle vocazioni colturali della zona.

2. Nei terreni serviti da impianti di irrigazione la comparazione per la determinazione dei valori di produzione unitaria previsti dal comma 1, lettera b) del presente articolo viene effettuata tenendo conto delle produzioni unitarie dei terreni irrigui.
3. La rilevata difformità delle colture esistenti sui terreni previsti dal comma 1, lettera b) rispetto a quelle previste dai piani di sviluppo agricoli vigenti non comporta la classificazione dell'area interessata come «insufficientemente coltivata».

Titolo II
Censimento e determinazione dei terreni

Art. 3
Determinazione e censimento delle terre

1. Entro 12 mesi dall'entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale, con la collaborazione dei Comuni e delle Comunità Montane, provvede al censimento ed alla classificazione delle terre incolte ed abbandonate.
2. Previa assunzione del parere favorevole della Commissione provinciale di cui all'articolo 15, la Giunta regionale predispone annualmente una proposta di determinazione delle zone del territorio regionale che risultino caratterizzate da estesi fenomeni di abbandono di terre suscettibili di utilizzazione ai sensi della presente legge.
3. La proposta di determinazione di cui al precedente comma contiene l'elenco delle terre censite e classificate ai sensi del comma 1, suddivise per comune e contenenti i nominativi dei proprietari interessati ed i dati catastali.
4. La determinazione delle zone predette è approvata dal Consiglio regionale.
5. Con il medesimo provvedimento previsto dal comma 4, il Consiglio regionale definisce i criteri per 1' utilizzazione agraria o forestale dei terreni nonché per la formazione dei relativi piani aziendali ed interaziendali, in coerenza con i programmi regionali e comprensoriali o zonali di sviluppo agricolo, ove esistenti
6. Entro il 30 giugno di ciascun anno, la Giunta Regionale aggiorna gli elenchi predisposti ai sensi del comma 3 secondo le procedure previste dal presente articolo.

Art. 4
Terreni e soggetti esclusi

1. Sono esclusi dall' applicazione della presente legge:

a) i terreni la cui messa a coltura agraria possa pregiudicare la stabilità del suolo o la regimazione delle acque o comprometta la conservazione dell' ambiente naturale;
b) le dipendenze e pertinenze delle case effettivamente adibite ad abitazione rurale o civile ivi compresi i giardini e i parchi urbani pubblici;
c) i boschi, anche se fortemente degradati per cause diverse nonché i terreni destinati ad imboschimento da piani programmi e progetti di intervento già approvati dagli enti e organismi pubblici competenti. Non rientrano nella definizione di bosco i terreni agricoli che a causa del perdurare dello stato di abbandono sono caratterizzati da un soprassuolo quasi esclusivamente costituito da arbusti e cespugli;
d) i terreni a seminativo ritirati dalla produzione o comunque vincolati ai sensi delle vigenti normative europee;
e) i terreni adibiti a cave o a discariche. Sulle discariche dismesse sono consentite colture non alimentari;
f) i terreni destinati ad attività di interesse sociale o ricreativo e a servizi di pubblica utilità da piani programmi e progetti di intervento già approvati dagli enti e organismi pubblici competenti;
g) i terreni necessari per attività industriali commerciali e turistiche nonché i terreni adibiti a specifiche comprovate destinazioni economicamente rilevanti e le aree considerate fabbricabili da piani urbanistici vigenti o adottati.

2. I terreni esclusi ai sensi dei commi precedenti sono inseriti negli elenchi previsti dal precedente articolo 3, precisando del motivo della loro esclusione.

Art. 5
Notifica ai proprietari

1. Gli elenchi previsti dall'articolo 3 vengono pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione e affissi negli albi pretori dei Comuni interessati.
2. L'avvenuta inclusione negli elenchi è notificata ai proprietari ed agli aventi diritto mediante raccomandata con ricevuta di ritorno.
3. Entro 60 giorni dalla notifica i proprietari dei terreni incolti e abbandonati inclusi negli elenchi e gli aventi diritto possono presentare ricorso al Presidente della Giunta Regionale avverso l'iscrizione.
4. Nel caso in cui sia stato possibile effettuare valida notifica ai proprietari, a causa dell'elevato numero o per difficoltà di identificazione, il termine per la presentazione del ricorso al Presidente della Giunta Regionale decorre dalla data di pubblicazione degli elenchi nel Bollettino Ufficiale della Regione. I proprietari e gli aventi diritto di terre considerate insufficientemente coltivate possono ricorrere al fine di dimostrare che non sussistono le condizioni per qualificare insufficientemente coltivate le terre stesse.
5. Sul ricorso presentato, il Presidente decide entro 30 giorni, sentito il parere della Commissione provinciale prevista all'articolo 3 della legge 4 agosto 1978, n. 440.
6.Entro i medesimi termini previsti dai commi 3 e 4, i proprietari e gli aventi diritto possono esercitare il proprio diritto di utilizzazione ai sensi del successivo articolo 8.

Titolo III
Assegnazione dei terreni

Art. 6
Destinatari

1. La Regione previa acquisizione del parere favorevole della Commissione provinciale di cui all'articolo 15 assegna per la coltivazione i terreni incolti o abbandonati o non sufficientemente coltivati aventi i requisiti di cui alla presente legge ai richiedenti che si impegnano a coltivarli attraverso il piano di sviluppo previsto dall'articolo 7.
2. Possono essere oggetto di richiesta i terreni appartenenti a privati, ad enti pubblici e morali, nonché i terreni demaniali con esclusione dei terreni compresi nel demanio forestale regionale.
3. Nel caso di istanze presentate per terreni appartenenti al demanio idrico dello Stato l'assegnazione deve avvenire nel rispetto del disposto di cui al capo VII del regio decreto 25 luglio 1904 n. 523 (testo unico delle disposizioni di legge sulle opere idrauliche).
4. Nel caso in cui vengano presentate più richieste di assegnazione del medesimo terreno, l'assegnatario viene individuato in base ai seguenti criteri prioritari:

a) essere confinante con il terreno da assegnare;
b) dimostrare di aver condotto il fondo in passato ovvero di aver svolto in esso la propria opera;
c) essere disoccupati singoli o associati di eta' non superiore a quaranta anni aventi adeguata capacità professionale a giudizio della Commissione provinciale;
d) essere imprenditori agricoli singoli o associati se la richiesta e' ai fini dell' ampliamento aziendale e della ricomposizione fondiaria;
e) essere residenti nel territorio del Comune;
f) in tutti gli altri casi secondo la data di presentazione delle domande.

Art. 7
Presentazione della domanda di assegnazione

1. La domanda di assegnazione delle terre incolte, abbandonate o insufficientemente coltivate è presentata all'Assessorato Regionale all'Agricoltura entro il 31 dicembre di ogni anno.
2. La domanda contiene:

a) gli elementi di identificazione dei terreni richiesti con certificazione della destinazione urbanistica ivi vigente in base allo strumento urbanistico e della relativa disciplina e della loro condizione colturale al momento di presentazione della domanda;
b) i dati relativi al proprietario dei terreni richiesti degli eventuali aventi titolo e dei confinanti;
c) la destinazione colturale che si intende attuare attraverso un piano di sviluppo aziendale o interaziendale della durata massima di due anni descritto su modello conforme alla vigente normativa comunitaria in materia.

3. Qualora il piano di sviluppo preveda 1' utilizzo di terreni a foraggio o pascolo non possono essere richieste superfici accorpate inferiori a cinque ettari a meno che non siano confinanti o contigue con terreni già posseduti dal richiedente. L' utilizzo di tali terreni è consentito alle sole aziende che svolgono attività zootecnica.
4. Entro 30 giorni dal ricevimento della domanda, l'Assessorato provvede a notificare, a mezzo di lettera raccomandata con avviso di ricevimento, al proprietario ed agli aventi diritto la domanda di assegnazione.
5. Entro il medesimo termine indicato nel comma precedente la Commissione provinciale di cui all'articolo 15 rende il proprio parere in ordine alla congruità del progetto agli indirizzi della programmazione regionale ed ai mezzi produttivi che il soggetto proponente la domanda intende adottare.

Art. 8
Utilizzazione delle terre da parte dei proprietari o degli aventi diritto

1. Il proprietario o gli aventi diritto che intendono coltivare direttamente le terre inserite negli elenchi delle terre incolte, abbandonate o non sufficientemente coltivate predisposti dalla Giunta, presentano la relativa dichiarazione entro i termini previsti dal comma 6 dell'articolo 5, secondo le modalità previste dal precedente articolo 7.

Art. 9
Assegnazione dei terreni

1. Entro il 31 gennaio di ogni anno l'Assessorato notifica le istanze di assegnazione ai proprietari, agli aventi titolo, ai confinanti e alla Commissione provinciale di cui all'articolo 15 che, nei trenta giorni successivi esprimono il parere sulle proposte pervenute.
2. Nel rispetto del contraddittorio con i richiedenti, la Regione accoglie o respinge i piani di utilizzo presentati a norma dell'articolo 7 entro il 31 marzo, assegnando le terre ai richiedenti.
3. L'accoglimento o il rigetto delle domande di assegnazione è definito con decreto del Presidente della Giunta regionale ed è pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Art. 10
Effetti dell'assegnazione

1. Ai sensi del comma 3 dell'articolo 6 della legge n. 440/1978, il provvedimento di assegnazione comporta la risoluzione di ogni contratto di locazione, di affitto o di natura associativa esistente con riferimento ai terreni richiesti senza diritto ad alcuna indennità. Resta salvo il diritto al rimborso eventualmente dovuto dall' assegnatario per le spese relative a lavori in corso o per altro titolo legittimo da liquidarsi nello stesso decreto di assegnazione previo parere della Commissione provinciale di cui all'articolo 15. Non comportano alcun diritto al rimborso o indennizzo i lavori effettuati dopo la notizia delle domande ricevuta ai sensi dell' articolo 7 comma 4.
2. I rapporti fra proprietari o usufruttuari dei terreni e assegnatari sono regolati dalle leggi vigenti in materia di contratti di affitto di fondi rustici. La durata del contratto di locazione e' comunque non inferiore a quindici anni con canone di affitto determinato dalla vigente legislazione in materia.
3. Agli assegnatari spetta il diritto di recesso previo preavviso di un anno da notificarsi alla Regione nonché ai proprietari o agli aventi titolo.
4. In caso di irreperibilità del proprietario l'importo stabilito è accantonato dall'ente assegnatario.

Art. 11
Revoca dell'assegnazione

1. Gli assegnatari dei terreni predispongono con cadenza biennale una relazione sullo stato di utilizzazione delle terre assegnate e sulla realizzazione del piano di sviluppo concordato, rilevando eventuali difformità che saranno adeguatamente giustificate anche indicando gli strumenti e le strategie per il superamento delle criticità.
2. Qualora l'assegnatario non provveda, entro due annate agrarie, alla utilizzazione delle terre assegnate nei modi concordati, le Commissioni provinciali, verificate le condizioni di mancata utilizzazione, inviano alla Giunta regionale la proposta di revoca dell'assegnazione.
3. Il Presidente della Giunta regionale, entro trenta giorni, provvede con proprio decreto in conformità al parere della Commissione provinciale.

Titolo IV
Casi particolari di assegnazione

Art. 12
Utilizzazione dei terreni da parte di lavoratori emigrati all'estero

1. Se i terreni di cui alla presente legge sono di proprietà di lavoratori emigrati o trasferiti all'estero i termini previsti dall'articolo 5 sono raddoppiati.
2. Se i soggetti di cui al precedente comma dichiarano di impegnarsi direttamente nella coltivazione del fondo con le modalità previste dal precedente articolo 7, l'emanazione dei provvedimenti previsti dalla presente legge è sospesa per due anni dalla data di notifica.
3. Entro 45 giorni dalla scadenza del biennio, i lavoratori emigrati sono tenuti ad avviare le prescrizioni contenute nel piano di sviluppo presentato ai sensi del comma 2 lettera c) dell'articolo 7.
4. Decorso inutilmente il termine stabilito dal precedente comma, si applicano le disposizioni di cui al quarto comma dell'articolo 5 della legge 4 agosto 1978, n. 440.

Art. 13
Piccoli proprietari con reddito inferiore i tremila euro

1. Per i piccoli proprietari il cui reddito complessivo annuo ai fini dell' IRPEF non superi i tremila euro, termini previsti dall'articolo 5 sono raddoppiati.
2. Se i soggetti di cui al precedente comma dichiarano di impegnarsi direttamente nella coltivazione del fondo, l'emanazione dei provvedimenti previsti dalla presente legge è sospesa di due anni dalla data di notifica.
3. La presentazione del piano di sviluppo aziendale od interaziendale da parte dei piccoli proprietari avviene entro 180 giorni dalla scadenza del biennio.
4. Decorso inutilmente detto termine, si applicano nei confronti dei soggetti predetti le disposizioni di cui alli art. 5, quarto comma, della legge 4 agosto 1978, n. 440 .

Art. 14
Assegnazione di terreni ad enti pubblici

1. L'assegnazione dei terreni di cui alla presente legge può avvenire anche in favore di enti pubblici, quando l'intervento sia diretto al perseguimento delle finalità di cui all'articolo 1, comma 2, lettere a) e b) e non sia possibile prevedere altra forma di intervento nel rispetto dei principi di sussidiarietà, adeguatezza,efficienza ed efficacia dell'azione.
2. La domanda di assegnazione contiene gli elementi previsti dall'articolo 7 comma 2, nonché la documentazione dalla quale si evince l'esigenza dell'intervento e l'incarico della redazione e direzione; del piano di sviluppo a soggetti aventi idonee capacità professionali.
3. La procedura di assegnazione avviene secondo le previsioni di cui all'articolo 9 ed i rapporti fra proprietari ed ente assegnatario sono regolati dall'articolo 10.
4. Gli enti pubblici assegnatari provvedono al coordinamento delle opere di rimessa a coltura e miglioramento dei terreni assegnati, secondo quanto previsto dal piano di sviluppo concordato. 5 Per il recupero delle spese sostenute per il ripristino della coltivazione, al netto dei contributi pubblici, gli enti pubblici assegnatari possono rivalersi sui proprietari dei terreni anche mediante rateizzazione.

Titolo V
Commissione provinciale per 1' utilizzo dei terreni incolti)

Art. 15
Costituzione della Commissione provinciale

1. Presso ogni Provincia è costituita una Commissione per 1' utilizzo dei terreni incolti composta da:

a) il Dirigente della struttura regionale competente in materia di Agricoltura o suo delegato con funzioni di presidente;
b) il Dirigente della struttura regionale competente in materia di Beni Ambientali e Naturali o suo delegato;
c) un rappresentante di CONFAGRICOLTURA
d) un rappresentante COPAGRI
e) un rappresentante di CIA
f) un rappresentante COLDIRETTI
g) un rappresentante ACLI-TER
h) un rappresentante UN-SIC
i) quattro rappresentanti dei comuni o delle comunità montane su designazione dell' Associazione Nazionale Comuni d' Italia (ALACI) e dell' Unione Nazionale Comuni ed Enti Montani (UNCEM) regionale.
l) un rappresentante dell' Amministrazione provinciale.

2. I componenti la Commissione di cui al comma 1 lettere c) d) e) ed f) e i relativi supplenti sono designati congiuntamente dalle organizzazioni di categoria entro sessanta giorni dalla richiesta. In caso di mancato accordo le singole organizzazioni provinciali segnalano entro i termini prescritti i loro rappresentanti. Trascorso tale termine, il Presidente della Giunta regionale nomina i componenti della Commissione provinciale tenendo conto delle designazioni pervenute.
3. La Commissione dura in carica cinque anni e i suoi membri possono essere sostituiti su proposta delle rispettive organizzazioni di appartenenza.
4. Le funzioni di segretario delle Commissioni sono svolte da un funzionario in servizio presso l'Ispettorato Provinciale all'Ambiente.

Art. 16
Funzionamento della Commissione

1. La Commissione si riunisce presso la sede degli Ispettorati Provinciali dell'Agricoltura competenti per territori su convocazione del presidente o su richiesta di almeno un terzo dei componenti.
2. Le sedute della Commissione sono valide con la presenza della maggioranza semplice dei componenti.
3. Il Presidente della Commissione può fare intervenire alle sedute senza diritto di voto personale regionale del Corpo Forestale dello Stato e di Enti a diverso titolo interessati qualora lo reputi necessario in relazione alla materia da trattare.
4. In caso di perdurante assenza senza giustificato motivo di uno dei componenti la Commissione la Regione può la decadenza.
5. La Commissione adotta, a maggioranza assoluta dei propri componenti, un regolamento che ne disciplini le modalità di funzionamento.

Art. 17
Attività della Commissione provinciale

1. Rientra tra le competenze della Commissione provinciale:

a) la definizione degli elementi di comparazione indicati dall' articolo 2 comma 2 nonché la verifica per i terreni non sufficientemente coltivati, la comparazione tra la situazione di fatto e gli elementi di comparazione stessi;
b) la verifica della la sussistenza dei requisiti di assegnabilità dei terreni richiesti, la capacità professionale del richiedente eventualmente necessaria per lo svolgimento delle attività, le unità  lavorative attive impegnate a fine piano, la validità del piano di sviluppo proposto di cui all' articolo 6 comma 1 lettera d) nonché la sua conformità al relativo piano di bilancio e il rispetto della normativa relativa al vincolo idrogeologico mediante acquisizione del relativo parere da parte della Provincia;
c) la verifica delle condizioni di mancata utilizzazione dei terreni da parte degli assegnatari ai sensi dell' articolo 11;
d) l'espressione del parere ai sensi dell' articolo 3 comma 2, dell' articolo 6 comma 1 e dell' articolo 7 comma 5;
e) ogni attività ritenuta necessario per definire l'assegnabilità dei terreni richiesti.

2. La Commissione in caso di esame di quanto previsto al comma 1 lettere c) e d) nonché in caso di eventuali sopralluoghi rende la relativa comunicazione agli interessati tramite invito scritto agli stessi.

Titolo VI
Disposizioni finali e transitorie

Art. 18
Agevolazioni per il ripristino dei terreni incolti

1. Viene data precedenza nella erogazione dei benefici comunque previsti dalle normative regionali nazionali o comunitarie per il ripristino delle condizioni colturali e avvio dell' esecuzione dei piani di sviluppo o di utilizzo dei terreni agli assegnatari di terreni incolti abbandonati o non sufficientemente coltivati di età inferiore a quaranta anni.
2. Il mancato accesso ai benefici previsti dal comma precedente non pregiudica i termini di esecuzione del piano di miglioramento.

Articolo 19
(Norma Finanziaria)

1. Agli oneri derivanti dall'attuazione degli articoli 3 e 15 della presente legge, determinati per l'esercizio finanziario 2012 in euro 22.000,00, si provvede con le risorse disponibili all'UPB 8.1.01.01 dello stato di previsione della spesa dello stesso bilancio, inerente a "Fondi per provvedimenti legislativi in corso di approvazione recanti spese di parte corrente", il cui stanziamento viene ridotto del medesimo importo.
2. Agli oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo 10 della presente legge, determinati per l'esercizio finanziario 2012 in euro 50.000,00, si provvede con le risorse disponibili all'UPB 8.1.01.02 dello stato di previsione della spesa dello stesso bilancio, inerente a "Fondi per provvedimenti legislativi in corso di approvazione recanti spese di parte capitale", il cui stanziamento viene ridotto del medesimo importo
3. La disponibilità finanziaria di cui ai commi precedenti è utilizzata nell'esercizio in corso, ponendone la competenza della spesa a carico della competente U.P.B. dello stato di previsione della spesa del bilancio 2012. La Giunta regionale è autorizzata ad apportare le conseguenti variazioni al documento tecnico di cui all'art. 10 della legge regionale 4 febbraio 2002, n.8.
4. Per gli anni successivi la copertura degli oneri finanziari quantificati a regime in euro 70.000,00, nei limiti delle risorse autonome disponibili è garantita con l'approvazione del bilancio di previsione annuale e con la legge finanziaria che l'accompagna.

Art. 20
Norma finale

1. Per quanto non espressamente previsto nella presente legge valgono le norme recate dalla legge 4 agosto 1978, n. 440 .

Art. 21
Pubblicazione

1. La presente legge viene pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione.
2. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e farla osservare come legge della Regione Calabria.


giovedì 18 ottobre 2012

FAREAMBIENTE: Norme per l' utilizzazione delle terre incolte abbandonate o insufficientemente coltivate Regione Calabria


COMUNICATO STAMPA
FAREAMBIENTE
PROPOSTA DI LEGGE n.379/9

Norme per l' utilizzazione delle terre incolte abbandonate o insufficientemente coltivate.

Da una approfondita analisi sullo stato dell’agricoltura in Calabria, , è emerso che la nostra regione, a livello nazionale, ha una percentuale altissima di perdita  di superficie agricola.
Una regione ad elevata vocazione agricola, dichiara  Ing. Aurelio Longo Coordinatore Nazionale del Movimento Ecologista Europeo, non può permettersi di vedere abbandonati o diversamente utilizzati terreni sui quali  fino a pochi decenni fa, si e' retta  l’economia di una intera regione.
Per cui, ha continuato Longo, è necessario rendere produttive quelle terre oggi abbandonate  e, così facendo, attuare anche la salvaguardia in materia di prevenzione e protezione di possibili dissesti idrogeologici e protezione ambientale, uno strumento in più per evitare episodi che lentamente stanno deturpando e mettendo a rischio il nostro patrimonio agro-silvo- pastorale, con conseguenze, catastrofiche, per il nostro paesaggio e la nostra economia.
Visti i preoccupanti dati legati al settore agricolo Calabrese, è ovvio che il problema oltre che ambientale è soprattutto economico.
Per fare fronte a ciò FareAmbiente ha elaborato  una proposta di legge Regionale che detta, appunto, “Norme per l' utilizzazione delle terre incolte, abbandonate o insufficientemente coltivate" e che  a breve verrà presentata in Consiglio Regionale dall' On. Rosario Mirabelli.
Normativa che, oltre ad un recupero economico e di tutela del territorio da un utilizzo indiscriminato, detta norme per  assicurare la salvaguardia del suolo e degli equilibri idrogeologici; promuovere e valorizzare le capacità produttive delle aree abbandonate a vocazione agricola; favorire l’occupazione in agricoltura con particolare riguardo a quella giovanile; razionalizzare e sviluppare le attività di produzione della aziende agricole di minori dimensioni, favorendo la costituzione di appositi consorzi di produzione, dando priorità alle politiche agricole rispetto a quelle della produzione energetica.
Fare Ambiente, con questa proposta di legge, ha concluso Longo, intende  dare un fattivo contributo allo sviluppo in un comparto strategico per l'economia economia della Regione Calabria.

 Di seguito il collegamento al testo completo della legge: 

giovedì 11 ottobre 2012

Nuovi tributi per vecchi servizi catastali! Firma anche tu la petizione online lanciata da E-Valuations


Per la consultazione telematica della banca dati catastale gestita dall'Agenzia del Territorio, si applicano i nuovi tributi catastali introdotti con l'articolo 6, comma 5 undecies, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, convertito con modificazioni dalla legge 26 aprile 2012, n. 44.
In un mercato in cui i dati catastali (numerici e grafici) sono prodotti, integrati e modificati direttamente dai liberi professionisti tecnici su commissione dei privati (con pagamento dei diritti catastali) è anacronistico, a parere dell’associazione E-Valuations Istituto di Estimo e Valutazioni (www.e-valuations.org ), introdurre ulteriori costi di accesso alle informazioni.
La disposizione è discriminatoria e paradossale in quanto dispone che la richiesta allo sportello catastale da parte del proprietario avvenga a titolo gratuito, mentre la medesima richiesta effettuata via internet da un professionista incaricato sia a pagamento. E ci si chiede che senso ha una tassa su informazioni a volte errate e spesso incomplete.
E’ facile quindi prevedere che il nuovo provvedimento favorirà l’afflusso agli sportelli (dove il servizio sarà ancora a costo zero), favorirà la frequentazione fisica degli uffici con il ritorno alle file diurne e notturne e quindi con i classici comportamenti scorretti visti già in passato, determinerà un aumento del traffico veicolare nei pressi degli uffici del Catasto, diminuirà la produttività degli impiegati, e così via.
Invece, in linea con le varie iniziative dello stesso Governo in tema di semplificazione (pensiamo al progetto Agenda Digitale Italia) ci piacerebbe avere maggiori e nuovi servizi a fronte dei tanti (troppi) tributi che già paghiamo, ad esempio:
-          ci piacerebbe leggere on line gli atti pubblici;
-          ci piacerebbe leggere on line i contratti di locazione;
-          ci piacerebbe vedere on line le informazioni sul territorio tramite i sistemi GIS;
-          ci piacerebbe che l’Agenzia del territorio fosse a servizio di noi professionisti e non in contrapposizione.
Rispetto al livello raggiunto, le tasse debbono essere tolte e non serve inventarne altre. Eventuali nuovi tributi dovrebbero essere introdotti in funzione dei benefici, per diminuire l’accesso fisico agli uffici, per aumentare la produttività, per diminuire il traffico veicolare  e per avere minore inquinamento, in definitiva per avere minori costi e risparmio di tempo per tutti.
Il provvedimento appare anacronistico ed in completa controtendenza rispetto ai progetti italiani più avanzati per la condivisione pubblica dei dati geografici quali OpenGeoData (www.opengeodata.it) e Freedom Of Information ACT (www.foia.it) di iniziativa privata e l’Agenda Digitale Italia di iniziativa governativa (www.agenda-digitale.it).
La presente Petizione è rivolta a sensibilizzare sia la filiera immobiliare sia gli organi competenti al fine di modificare radicalmente il provvedimento nell'ottica sopra esposta.

E-Valuations Istituto di Estimo e Valutazioni    Contatta l'autore della petizione

mercoledì 3 ottobre 2012

Esame trimestrale sull'Occupazione e la Situazione Sociale: Risultati preoccupanti

I risultati dell’ultimo “Esame trimestrale sull’Occupazione e la Situazione Sociale” (Employment and Social Situation Quarterly Review) presentato a Bruxelles alla fine di settembre 2012, evidenziano una situazione sociale e occupazionale molto grave: dalla fine del 2011 l’UE sta attraversando una fase di recessione e il clima economico generale è ai minimi degli ultimi tre anni. Mentre in Italia e nel Regno Unito si è registrata un’ulteriore contrazione economica, in Spagna e in Portogallo l’attività economica e l’occupazione hanno subito una forte flessione, in alcuni Stati membri dell’UE (Germania, Francia e Polonia), l’economia ha continuato a crescere.
Nel secondo trimestre dell’anno si è registrato un aumento della disoccupazione con differenze significative tra gli Stati membri, un deterioramento della situazione finanziaria delle famiglie e un aumento della povertà infantile.
La disoccupazione continua a crescere ed ha raggiunto la quota record di 25,3 milioni, con un aumento di 2,6 milioni di unità (+11,6%) rispetto al marzo 2011. Il tasso di disoccupazione, che a livello di UE è ora al 10,4%, è aumentato in 17 Stati membri e si sono nuovamente accentuate le disparità tra i paesi UE meno in difficoltà e i paesi “periferici”. Il divario fra il paese dell’UE con la percentuale di disoccupazione più bassa (Austria, 4,5%) e quello con la percentuale più alta (Spagna, 25,1%) è attualmente di 20,6 punti percentuali, un massimo storico. Il numero dei disoccupati di lunga durata è aumentato dall’anno scorso in 15 Stati membri, raggiungendo la quota di 10,7 milioni. I disoccupati di lunga durata costituiscono attualmente il 4,5% della popolazione attiva (+0,4 punti percentuali nell’ultimo anno). Particolarmente preoccupante è il livello raggiunto dalla disoccupazione giovanile (22,5% a luglio nell’UE): dodici Stati membri hanno registrato tassi superiori al 25% e solo tre restano sotto la soglia del 10%: Austria, Germania e Paesi Bassi. Oltre ai disoccupati si contano circa 8,6 milioni di lavoratori a tempo parziale sottoccupati, prevalentemente donne, ed altri 10,9 milioni di persone situate in una zona grigia tra l’inattività e la disoccupazione, in cui rientra anche chi abbia rinunciato alla ricerca di un lavoro.
In aumento il numero dei giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione (NEET) per i quali la Commissione prevede di lanciare due iniziative entro la fine dell’anno: una proposta per garantire che i giovani abbiano un posto di lavoro, continuino gli studi o frequentino un corso di formazione entro 4 mesi dal termine della scuola, ed una proposta per inquadrare sotto il profilo qualitativo i tirocini.
Anche il reddito disponibile lordo delle famiglie è diminuito in due terzi dei paesi dell’UE tra il 2009 e il 2011: in Grecia sono scesi del 15,7%, in Irlanda del 9%) e Lituania, Spagna, Cipro ed Ungheria tutti oltre il 4%. Dati in netto contrasto con la situazione osservata nei paesi nordici ed in Germania, Belgio, Slovacchia e Francia, paesi in cui i sistemi di protezione sociale e una maggiore tenuta del mercato del lavoro hanno fatto sì che i redditi continuassero ad aumentare anche durante la crisi, anche se quote significative della popolazione di questi Paesi hanno registrato un aumento della povertà.
I bassi redditi da lavoro dei genitori e gli elevati tassi di disoccupazione fanno sì che la povertà infantile colpisca un numero sempre maggiore di famiglie. L’entità e l’efficacia delle prestazioni per i figli a carico variano notevolmente all’interno dell’UE, così come varia la percentuale di bambini a rischio di povertà: dal 10% approssimativo della Danimarca e della Finlandia al 20% ed oltre di Spagna, Grecia, Bulgaria, Portogallo, Italia, Romania, Lettonia, Polonia, Lituania e Lussemburgo.

sabato 29 settembre 2012

Catania traccia il solco e vara il primo registro dei lobbisti in Italia



Un passaggio storico. L'occasione finalmente per uscire da una zona grigia.Per la prima volta in Italia un'amministrazione pubblica stila un elenco ufficiale dei lobbisti abilitati ad intervenire durante il processo decisionale. La questione è stata definita ed assunta ieri sera dal ministro delle politiche agricole e forestali, Mario Catania, in una riunione presso il dicastero di via XX Settembre.
La comunicazione ufficiale arriverà nei prossimi giorni e già la prima settimana di ottobre l'«Unità per la trasparenza» (la struttura si chiamerà così) sarà operativa. L'iniziativa di Catania è stata a lungo discussa nel governo. Tanto che il primo elenco di lobbisti accreditati in Italia rappresenterà anche l'esperimento pilota che il presidente del consiglio Mario Monti vuole estendere a tutti i dicasteri (se risulterà positivo). L'iniziativa potrebbe rappresentare anche un futuro modello per il parlamento. Sarebbero circa 3mila gli operatori per conto di associazioni di categoria o grandi aziende che aspirano alla trasparenza contro l'azione svolta sottobanco talvolta da ex parlamentari, parlamentari in carica, giornalisti mascherati, personaggi più o meno oscuri o addirittura da pregiudicati. A questo proposito in commissione Giustizia alla Camera e presso il ministero della Giustizia in via Arenula si sta facendo sentire in queste ore l'azione dei lobbisti riuniti nell'associazione Il Chiostro che sognano un registro nazionale e l'introduzione di un processo sanzionatorio per gli abusivi che potrebbero trovare spazio all'interno del ddl anti-corruzione (che dopo le malversazioni regionali ha ricevuto un nuovo impulso). Intanto, però, si accontenterebbero di vedere declinato il «traffico di influenze illecite» in modo da poter continuare a svolgere con serietà la propria professione. L'idea di partire dall'agricoltura viene dal fatto che si tratta di uno dei settori maggiormente sotto pressione. Ieri, per esempio, Italia Oggi ha pubblicato un duro j'accuse del presidente della Coldiretti Sergio Marini al governo che sarebbe ostaggio delle lobby sull'obbligo di origine su tutti gli alimenti. 
Fonte: Italia Oggi

mercoledì 5 settembre 2012

Il Ministro Cini rende giustizia al mare di Calabria

Il Ministro Clini rende giustizia al nostro mare e ridimensiona fortemente le velleità scientifiche di Goletta Verde, è quanto afferma Antonio Iaconetti, coordinatore regionale di Fare Ambiente-.

Il Ministro, intervenendo alla Camera dei Deputati, durante il Question time ha chiaramente affermato che le procedure di monitoraggio esercitate  da Goletta Verde sullo stato di inquinamento del mare sono avvenute   “sulla base di procedure e di standard che non sono quelli stabiliti dalla legge e dunque non possono essere assunti come dati di riferimento per la valutazione dello stato del mare”.

Le parole del Ministro ci confortano e rendono giustizia al nostro mare e a quanti,  sin da subito, hanno contestato, anche aspramente i metodi e la pretesa validità   scientificità dei prelievi effettuati da Goletta Verde.

E’ innegabile, prosegue Iaconetti, che sul alcuni siti ben individuati delle nostre coste ci sono punti critici, dovuti al malfunzionamento di alcuni depuratori costieri e di scarichi abusivi che sversano direttamente nei corsi d’acqua, così come evidenziato, da ultimo, dalle indagini della Procura di Paola.

Ma da qui a bollare il mare della nostra Calabria come il più inquinato d’ Italia sembra un po’ eccessivo.

Abbiamo davanti un periodo abbastanza lungo,  dice Iaconetti,  per intervenire sulla  depurazione calabrese iniziando sin da subito a chiedere conto ai Sindaci di come siano stati spesi i soldi assegnati dalla regione proprio per il miglioramento del funzionamento dei depuratori e, la dove questi non siano stati impiegati, chiediamo che il Presidente Scopelliti a mente del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Codice sull’Ambiente) adotti, senza ulteriore ritardo,  laprocedura di intervento sostitutivo dei poteri, al fine di scongiurare problemi ambientali.

sabato 24 marzo 2012

Economia:"Banche troppo lente, ma il Microcredito in Calabria funziona"

COSENZA, 23 MARZO 2012- Il microcredito è uno strumento finanziario di grande valenza, capace di favorire l’occupazione e l’inclusione sociale. Le banche devono essere più veloci nell’istruzione delle pratiche di finanziamento e devono comprendere appieno che il criterio di valutazione delle richieste non può essere quello che comunemente viene applicato nei prestiti alle imprese, ma deve, invece, tener conto del fatto che i clienti microcredito sono le cosiddette persone “non bancabili”, cioè incapaci di fornire garanzie. È questo il concetto più espresso al seminario sul tema “Sistema creditizio e inclusione finanziaria: la sfida del microcredito” , che si è concluso stamattina, dopo la prima giornata di ieri, a Rende, nella sede della BCC Mediocrati. Se nella prima giornata dei lavori ha tenuto banco l’aspetto tecnico del seminario, una sorta di “istruzioni per l’uso”, con interventi di tecnici e di promotori di diverse microimprese, quella di stamattina ha assunto un aspetto più politico, anche per la presenza degli onorevoli Mario Baccini, presidente dell’Ente nazionale per il Microcredito, e Pino Galati. È toccato al presidente di BCC Mediocrati, Nicola Paldino, aprire i lavori, in qualità di padrone di casa. Paldino ha sottolineato come siano già in opera ben 25 progetti, tutti della BCC Mediocrati, e di come il problema delle garanzie sia stato in qualche modo superato attraverso la figura del “garante morale”, grazie al sostegno della Chiesa. Paldino ha anche messo in evidenza come BCC Mediocrati sia l’unica banca italiana a cui il Fei ha concesso un fanting di 3 milioni di euro proprio per il microcredito. Il primo affondo contro le banche è arrivato da Bruno Calvetta, dirigente generale della Regione al dipartimento Lavoro, Famiglia e Politiche sociali. È lui il primo, anche se l’aveva già fatto Sergio Campone, di Fincalabra, ieri, e lo farà, quasi alla fine dei lavori della mattinata, anche il suo presidente Umberto De Rose, a sollecitare gli istituti di credito verso un’accelerazione dei tempi delle pratiche. In più, Calvetta, ha portato una buona notizia: la Regione farà il fondo rotativo, notizia che avrebbe dovuto comunicare all’uditorio l’assessore regionale al Lavoro Francescantonio Stillitani, previsto in programma ma impossibilitato a venire. E il dirigente regionale ha anche aggiunto che «la Regione ha pensato ad un altro fondo di garanzia per garantire l’accesso al credito anche ad imprenditori. Anche per loro, come avviene già per il microcredito, si darà, così, la possibilità di restituire solo il capitale, fino a 30 mila euro, e nessun interesse». Al coro contro i tempi lunghi delle banche si è unito anche Ernesto Madeo, presidente di Confcooperative di Cosenza, per il quale «troppo spesso il credito è rivolto solo a chi può offrire garanzie, senza tener conto del “talento” e dell’idea imprenditoriale». Per il presidente di Fincalabra, De Rose, nonostante il buon avvio del sistema microcredito, in Calabria «sono ancora molti a non conoscerne le possibilità operative. Occorre fare maggiore promozione e divulgazione». A concludere il seminario è stato l’onorevole Mario Baccini, che ha sottolineato «come non si debba scambiare il microcredito con la lotta alla povertà. La funzione pubblica del nostro Ente – ha continuato Baccini – sta nell’individuare, tra le fasce deboli della società che intendono avvalersi dello strumento finanziario, coloro capaci di fare imprenditorialità. Noi li formiamo, li accompagniamo nella vita aziendale fino alla restituzione del denaro offertogli. La nostra funzione sta nel dare dignità a chi attinge al microcredito, nel lavorare per chi senza di noi non avrebbe speranza». L'addetto stampa Mario Tursi Prato

mercoledì 4 gennaio 2012

Il 2012 è l'Anno Europeo dell’Invecchiamento Attivo e della Solidarietà tra le Generazioni

L’anno appena iniziato è stato proclamato dall’Unione Europea “Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni”. Un’occasione dunque per sostenere ed incoraggiare gli sforzi degli Stati membri, delle autorità regionali e locali, delle parti sociali e della società civile alla promozione dell’invecchiamento attivo volto ad una maggiore valorizzazione del potenziale degli ultrasessantenni, che costituiscono parte della popolazione in continuo aumento, e ad una maggiore cooperazione e solidarietà tra le generazioni.
In risposta alla sfida demografica che i Paesi dell’UE devono affrontare, l’Anno europeo 2012 vuole promuovere:
• L’invecchiamento attivo nel mondo del lavoro consentendo così alle donne e gli uomini over 65 anni di apportare il loro contributo;
• L’invecchiamento attivo nella comunità attraverso il volontariato;
• Un invecchiamento sano e una vita indipendente;
• Il rafforzamento della solidarietà tra generazioni al fine di creare una società attenta a tutte le età.
L’invecchiamento attivo, definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “processo di opportunità per la salute, per la partecipazione e per la sicurezza al fine di migliorare la qualità della vita mentre le persone invecchiano”, vuole garantire alle persone di ogni età, la possibilità di partecipare alla società secondo i loro bisogni, desideri e capacità, garantendo loro adeguata protezione e assistenza.
Le autorità nazionali sono quindi invitate a proporre azioni di sostegno all’invecchiamento attivo nel campo dell’occupazione, della protezione sociale, delle politiche per la famiglia, dell’istruzione e della formazione, della sanità, dell’urbanistica e dei servizi sociali. Si vuole così aumentare la consapevolezza del contributo che gli over 65 possono apportare alla società e nello stesso tempo dare rilevanza all’importante ruolo svolto dai giovani per la società nel suo insieme, individuando, realizzando e diffondendo buone prassi nel settore.
Ogni Stato membro si avvale di un organismo di coordinamento a livello nazionale per la promozione e lo svolgimento delle attività dell’Anno 2012.
In Italia, il coordinamento nazionale è assicurato dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia che svolge un raccordo tra le amministrazioni e gli altri attori coinvolti per la programmazione delle attività sul territorio nazionale.
Allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere i temi principali che riguardano l’Anno Europeo 2012, il Dipartimento ha già iniziato una campagna integrata di comunicazione di cui il sito web, è il primo strumento informativo per conoscere attività, eventi e buone pratiche.
Per facilitare la realizzazione di questi obiettivi si è inoltre costituita una Rete europea di coordinamento “Coalizione EY2012”, formata da diverse organizzazioni europee che vedono in quest’appuntamento un’opportunità per affrontare i temi della discriminazione per età in tutti gli aspetti della vita e promuovere la non-discriminazione e l’uguaglianza di genere in tutti gli aspetti dell’invecchiamento attivo e della solidarietà intergenerazionale.
La promozione dell’invecchiamento attivo, a cui è dedicato il 2012, sarà inoltre collegata con i temi dell’Anno europeo 2010 e 2011 sulla lotta alla povertà e l’esclusione sociale e di promozione del volontariato.