giovedì 3 novembre 2016

Smartphone alla guida: si rischierà il ritiro immediato della patente

Secondo il rapporto Dekra sulla sicurezza stradale, tre automobilisti su quattro usano il proprio smartphone mentre sono alla guida. Per telefonare, messaggiare, utilizzare i social o navigare sul web. Un comportamento che ha favorito un aumento dell’1% delle vittime sulla strada lo scorso anno: la distrazione è infatti la causa principale degli incidenti.
Ad arginare questo fenomeno sarà la riforma del Codice della Strada, approvata dalla Camera due anni fa e ora al vaglio dellaCommissione Trasporti del Senato, che ha tutta l’intenzione di sveltire le procedure e approvarla entro fine anno.
Intanto, però, arrivano le prime anticipazioni riguardo ai vari provvedimenti inseriti nel testo. Come quello, per tornare alla questione iniziale, dell’uso dello smartphone alla guida: chi lo farà, senza utilizzare i supporti previsti quali vivavoce o auricolare, rischia il ritiro immediato della patente (con sospensione fino a tre mesi) anche se si tratta della prima violazione. Ma pure il sequestro amministrativo dello stesso smartphone, ove ci fosse la necessità di appurare se la causa di un incidente sia stato proprio il suo utilizzo.
Va ricordato che, attualmente, per chi viola l’art. 173 del codice della strada è prevista una sanzione amministrativa (il pagamento di una somma da 161 a 646 euro) e la sottrazione di cinque puntidalla patente. Solamente in caso di recidiva, nei successivi due anni, è prevista la sospensione della patente per un periodo compreso tra 1 e 3 mesi. (fonte www.ilfattoquotidiano.it)

Smartphone alla guida: si rischierà il ritiro immediato della patente

Secondo il rapporto Dekra sulla sicurezza stradale, tre automobilisti su quattro usano il proprio smartphone mentre sono alla guida. Per telefonare, messaggiare, utilizzare i social o navigare sul web. Un comportamento che ha favorito un aumento dell’1% delle vittime sulla strada lo scorso anno: la distrazione è infatti la causa principale degli incidenti.
Ad arginare questo fenomeno sarà la riforma del Codice della Strada, approvata dalla Camera due anni fa e ora al vaglio dellaCommissione Trasporti del Senato, che ha tutta l’intenzione di sveltire le procedure e approvarla entro fine anno.
Intanto, però, arrivano le prime anticipazioni riguardo ai vari provvedimenti inseriti nel testo. Come quello, per tornare alla questione iniziale, dell’uso dello smartphone alla guida: chi lo farà, senza utilizzare i supporti previsti quali vivavoce o auricolare, rischia il ritiro immediato della patente (con sospensione fino a tre mesi) anche se si tratta della prima violazione. Ma pure il sequestro amministrativo dello stesso smartphone, ove ci fosse la necessità di appurare se la causa di un incidente sia stato proprio il suo utilizzo.
Va ricordato che, attualmente, per chi viola l’art. 173 del codice della strada è prevista una sanzione amministrativa (il pagamento di una somma da 161 a 646 euro) e la sottrazione di cinque puntidalla patente. Solamente in caso di recidiva, nei successivi due anni, è prevista la sospensione della patente per un periodo compreso tra 1 e 3 mesi. (fonte www.ilfattoquotidiano.it)

venerdì 28 ottobre 2016

COMUNICATO STAMPA - ADA CUGLIETTA ONLUS - VITTIME DELLA STRADA: SUBITO UNA LEGGE PER L'ASSISTENZA ALLE PERSONE COINVOLTE

COMUNICATO STAMPA - VITTIME STRADA: Subito una legge per l’assistenza alle persone coinvolte.
FLG lancia insieme ADA CUGLIETTA ONLUS una petizione che ha raccolto finora oltre 15.000 firme


Velocità e distrazioni fatali. Pirati della strada che, sotto l'effetto di alcol o stupefacenti, falciano vite. Contromano e colpi di sonno alla guida: in Italia nel 2015 sono 3.400 le persone che sulla strada ci hanno lasciato la pelle. La maggior parte sono giovani. Tanti i bambini. Vittime che "meritano l'attenzione dovuta da parte dello Stato", ADA CUGLIETTA ONLUS associazione tra i promotori di una petizione online per chiedere una legge per l'assistenza alle vittime della strada, che ad oggi ha raggiunto oltre 15.000 adesioni.

Nella petizione, lanciata sulla piattaforma Change.org, il Presidente AURELIO LONGO ricorda che i bambini uccisi sulle strade in 70 anni sono oltre 9.000 e più di 300.000 i feriti. Esiste già una proposta. Non occorre introdurre nuove tasse o imposte.
Il finanziamento di tale intervento sarebbe coperto dal 10,50% della RcAuto che ogni anno gli automobilisti versano proprio per questo motivo, dice Aurelio Longo Presidente dell'associazione ADA CUGLIETTA ONLUS”.
Noi insieme al promotore FLG ed alle altre associazioni di categoria chiediamo "di riconoscere in Italia la Giornata Mondiale in memoria delle Vittime della Strade così come accade negli altri Paesi Europeie non, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con una risoluzione dell'Ottobre 2005, da celebrarsi la terza domenica di Novembre di ogni anno".

"Urge la necessità di applicare una legge vecchia di 34 anni che, con un continuo rimpallo tra Mef e Regioni, è rimasta finora completamente disattesa.
Si tratta di fondi che permetterebbero di garantire assistenza alle vittime della strada anche fuori dagli ospedali.
Parliamo ad esempio del sostegno psicologico e psichiatrico, della riabilitazione psico-motoria dei sopravvissuti agli incidenti.

La legge n. 526/1982 recita infatti che "le somme ricevute quale contributo sanitario con l' RC-Auto, devono essere rendicontate sia in entrata che in uscita".
Si tratta  di ben 1.850 milioni di euro, ha proseguito LONGO,  che ogni anno in Italia le compagnie di assicurazioni sono tenute a versare al Ministero Economia e Finanze per l'assistenza alle vittime della strada, 'per il rimborso delle prestazioni erogate ai danneggiati dalla circolazione dei veicoli'".

"Sono quasi 60 miliardi di euro che da quando è stata approvata la legge non vengono rendicontati in entrata/uscita.
Questo 10,50%, che noi paghiamo come contributo sanitario con la RcAuto, rappresenterebbe il principale sostegno per l'assistenza alle vittime della strada.
Non chiediamo quindi di mettere mano nelle tasche degli italiani con nuove tasse o imposte, ma di applicare una legge già esistente le cui coperture ci sono già".

"Si pensi  che con questi fondi si possono aprire strutture territoriali per il sostegno ai sopravvissuti e ai familiari di chi ha perso la vita sulla strada", sottolinea Aurelio Longo precisando che questa è una necessità che tocca l'anima dei familiari delle vittime".
Il prossimo 23 Novembre ci sarà un consiglio Comunale aperto a Torino e nel pomeriggio a Roma presso la sede ACI di Roma Termini con la presenza del delegato ONU Jean Todt e il Presidente Nazionale di ACI Angelo Sticchi Damiani,  avverrà l'inagurazione del primo centro di assistenza dei familiari delle vittime delle strada, un'iniziativa della nel corso della quale si ricorderanno tutte le persone morte da incidenti stradali".
Rispettare i diritti delle vittime ha aggiunto Longo, significa innanzitutto assistere e prevenire gli incidenti stradali".
Tutto ciò serve anche a ridisegnare un volto nuovo della città anche dal punto di vista ambientale e soprattutto della sicurezza specie per i soggetti più deboli.

La raccolta delle firme ha concluso Longo si concluderà il prossimo 20 Novembre 2016 ed il plico sarà consegnato al Capo dello Stato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti di Senato e Camera, al Ministro dell'Economia. Longo nel frattempo invita a continuare a firmare la petizione attraverso la piattaforma change.org per chi non l'avesse ancora fatto.


mercoledì 24 febbraio 2016

Cybersecurity: Secondo uno studio IBM la maggioranza dei responsabili C-level non conosce le reali minacce alla sicurezza informatica e le strategie per proteggere la propria azienda

Anche se per molte imprese la sicurezza informatica è una priorità, a uno sguardo più attento si scopre che molti responsabili aziendali non sono sufficientemente preparati per combattere i crimini informatici. E’ quanto emerge dallo studio “Securing the C-Suite, Cybersecurity Perspectives from the Boardroom and C-Suite” recentemente condotto dall’Institute for Business Value di IBM. L’indagine ha coinvolto più di 700 top manager, provenienti da 28 Paesi e 18 settori industriali; dallo studio sono stati esclusi i CISO (Chief Information Security Officer), per ottenere un quadro reale di ciò che tutti gli altri manager appartenenti alla C-Suite pensano relativamente alla sicurezza informatica.Secondo il 68 per cento dei manager intervistati la sicurezza informatica è una delle principali aree critiche e il 75 per cento si dichiara convinto della necessità di un piano complessivo per la sicurezza. Nonostante ciò, dall’indagine emerge che il 70 per cento dei manager pensa che la minaccia più seria per la propria azienda sia costituita da singoli individui che perseguono finalità illecite, mentre nella realtà l’80 per cento degli attacchi informatici è guidato da organizzazioni criminali estremamente complesse, nelle quali si condividono in modo diffuso dati, strumenti e competenze.“Il mondo della criminalità informatica è in rapida evoluzione, ma molti top manager non dimostrano una comprensione delle minacce al passo con i tempi”, ha dichiarato Caleb Barlow, Vice Presidente IBM Security. “Mentre i CISO e i Consigli di Amministrazione possono contribuire a fornire adeguate linee guida e strumenti, i CxO delle funzioni marketing, risorse umane e finanza, cioè delle aree a più elevata concentrazione di grandi volumi di dati sensibili, dovrebbero essere coinvolti più attivamente nelle decisioni relative alla sicurezza, insieme al CISO”.Oltre il 50 per cento dei CEO concorda sulla necessità di collaborare per combattere i crimini informatici. Per contro, solo un terzo di loro ha espresso la disponibilità a condividere esternamente le informazioni sugli incidenti di sicurezza informaticaavvenuti all’interno della propria azienda, facendo emergere una resistenza diffusa verso una collaborazione di settore coordinata. I CEO hanno anche sottolineato che si aspettano di più da vari soggetti esterni: maggiore sorveglianza da parte degli enti governativi, maggiore collaborazione all’interno del settore e condivisione delle informazioni a livello transnazionale, persino da parte dei concorrenti. Circa il 60 per cento dei CFO, CHRO e CMO riconosce di non essere attivamente coinvolto (e di conseguenza nemmeno i rispettivi reparti) nelle strategie di protezione informaticae nella loro attuazione. In effetti, tali funzioni rappresentano obiettivi primari per i criminali informatici, poiché gestiscono dati sensibili relativi a clienti e dipendenti, nonché le informazioni finanziarie aziendali più importanti e l’accesso ai dati bancari. Tra i suggerimenti dati alle aziende per affrontare in modo adeguato il tema della sicurezza informatica, emerge l’incoraggiamento alla collaborazione interna all’azienda: formare il personale, stabilire un programma di gestione della sicurezza, responsabilizzare il CISO, portare e discutere regolarmente la sicurezza informatica nelle riunioni dei vertici aziendali e includerli nello sviluppo di un piano di risposta agli incidenti.